venerdì 30 novembre 2012

Il progetto...

da "Aiuole mesofilo-nemorali multifunzionali nell'Orto botanico di Pavia - studi di base e progettazione", tesi di laurea Dicembre 2006


Scopo

Progettare aiuole multifunzionali presso l'Orto botanico di Pavia in un ottica di sostenibilità, attraverso l'utilizzo di specie vegetali autoctone della valle del Ticino, in particolare di ambienti mesofili e nemorali.
Le funzioni che si vogliono evidenziare con la progettazione di tali aiuole sono quelle naturalistica, ornamentale e didattico-divulgativa, allo scopo finale di portare a conoscenza del pubblico specie vegetali autoctone utilizzabili come piante ornamentali.

Querceto planiziale

Inquadramento generale della vegetazione

La Valle del Ticino

Il fiume Ticino scorre entro una valle a cassetta che, se molto stretta all'uscita del Lago Maggiore, man mano che scende verso sud, si allarga sempre di più. Lungo il corso superiore del fiume, la vegetazione di contorno si riduce a formazioni erbacee e strisce ripariali discontinue di salici.
Lungo il corso inferiore, la vegetazione di contorno del fiume è più differenziata. Procedendo dalla sponda dell'alveo attivo verso l'entroterra, si incontrano: dapprima la vegetazione erbacea, poi le formazioni legnose a legno dolce ed infine le formazioni legnose a legno duro.
Il limite tra le tre formazioni vegetali è segnato dai livelli medi caratteristici toccati dalle acque nelle loro variazioni do portata (il passaggio dalla vegetazione erbacea a quella legnosa è posto attorno al livello medio estivo, mentre la separazione tra i due tipi legnosi è data dal livello di massima normale). Sono considerate ancora di pertinenza fluviale le formazioni vegetali a legno forte, soggette a sommersione durante le piene eccezionali, con tempi di ritorno anche superiori alla decina d'anni.
L'alveo attivo del fiume, nel quale per buona parte dell'anno scorre l'acqua, è privo di vegetazione. Solo  durante i periodi di magra della tarda estate, sui ghiaioni e sulle sabbie rimaste libere, si sviluppa una vegetazione effimere d tipo erbaceo, destinata a scomparire con il ripristino del normale livello del fiume, a seguito delle piogge autunnali. Sono coinvolte in questo processo erbe specializzate, che riescono, nel volgere di poche settimane, a compiere l'intero ciclo vitale.
Sulla riva, lungo la linea che segna il livello medio raggiunto dall'acqua durante il periodo vegetativo, iniziano le prime manifestazioni di vegetazione permanente. Se la riva degrada dolcemente e la corrente che lambisce la sponda non è particolarmente vigorosa, si instaura una cintura di vegetazione erbacea di  alofite, (appartenenti alle alleanze fitosociologiche del Phragmition e del Magnocaricion). Queste erbe penetrano anche nella contigua e più arretrata fascia dei salici, formando il sottobosco. Nei luoghi dove il flusso d'acqua si riduce, il saliceto si sviluppa pienamente, con individui arborei spesso frammisti ai primi individui di pioppo: il sottobosco è dominato da rigogliose specie igrofite dell'alleanza Bidention. Se la riva è abbastanza ripida e la corrente la investe direttamente, sono i salici arbustivi a piccola taglia con radici tenaci, ma con tronchi flessibili che si piegano quando la corrente è forte, a fronteggiare l'acqua; dietro questi salici si insediano poi quelli arborei. I salici arbustivi formano raggruppamenti incredibilmente intricati, floristicamente poveri. I saliceti arborei hanno invece un fitto sottobosco di specie nitrofile, caratterizzanti i tipi vegetazionali dall'alleanza Bidention. Salix alba è la specie legnosa dominante tali raggruppamenti.

Scostandosi dall'alveo, al salice bianco si affiancano altri alberi, i quali preannunciano la foresta mista, quali Alnus glutinosa, Populs alba, Populus nigra, Ulmus minor e infine Quercus robur. Il sottobosco muta: la taglia delle erbe si riduce, le coperture si fanno più rade, compaiono gli arbusti.
La foresta mista di farnia, pioppi ed olmo minore (associazione Polygonato multiflori-Quercetum roboni), individua al suo interno tre tipi di foresta, che richiamano variazioni del substrato del fondovalle: subass. ulmetosum, subass. anemonetosum, subass. carpinetosum. Le tre subassociazioni esigono suolo abbastanza profondo e con buona capacità di ritenzione idrica, ma un ruolo fondamentale è svolto dal livello medio della falda freatica: se la falda è relativamente superficiale viene favorito il primo tipo, quanto più la falda è profonda, ma sempre in grado di interagire con l'assorbimento, tanto più sono favoriti il secondo e il terzo aspetto.

I Boschi di quercia e carpino rappresentano la vegetazione climax della Pianura Padana; di essi purtroppo mancano esempi attuali di riferimento, per cui è difficile darne una descrizione esauriente.
I querco-carpineti del Ticino, riferiti alla subassociazione carpinetosum, hanno specie caratteristiche delle associazioni del Carpinion, il che li avvicina ai possibili querco-carpineti padani, ma se ne scostano in quanto ancora soggetti all'influenza del fiume.
Uno scostamento dell'umidità media del suolo dai margini di variazione che determinano lo sviluppo delle tre subassociazioni sopra descritte, porta o verso un progressivo aumento dell'umidità o verso un deciso inaridimento. Con un progressivo aumento della quantità di acqua, si incontrano dapprima gli ontaneti ad Alnus glutinosa, i saliceti a Salix alba, i saliceti a Salix cinerea e infine le varie espressioni di vegetazione erbacea acquatica.
Mentre il progressivo inaridimento del suolo favorisce la comparsa di vegetazione, genericamente riassumibile in tre tipi principali: bosco parco, arbusteto xerofito, landa più o meno alberata, prateria arida. Il primo formato da alberi sparsi, aventi bassa taglia e portamento "sofferto", di poco superanti in altezza lo strato degli arbusti, in genere spinosi. La maggior parte degli alberi sono ancora gli stessi della foresta: farnia, qualche pioppo nero, alcuni esemplari di olmo; ma compaiono anche specie arboree meglio attrezzate a sopportare la minore umidità del suolo: Quercus pubescens, Quercus cerris, Fraxinus ornus. Gli arbusti sono gli stessi della foresta, anche la componente erbacea ripete in parte quella della foresta, ma con aumento delle specie graminoidi, diminuzione decisa delle sciafile e mesofite e comparsa di specie più decisamente xerofile. L'arbusteto xerofito, prevalentemente composto da specie spinose, presenta un aumento nel numero di specie più decisamente xerofile. Si riconosce soprattutto dalla fisionomia: i pochi alberi e arbusti, della stessa taglia (2-3 metri al massimo), formano un unico strato legnoso, spesso compatto e con irregolari chiazze erbose. Con un ulteriore aumento dell'aridità si afferma la landa con Calluna vulgaris ed infine, nella condizione estrema, generalmente al centro di una radura, o sulla parte sommitale dei dossi, resta solo la vegetazione erbacea, caratterizzata dalla presenza della prateria a Crysipogon gryllus o dei pratelli terofitici.

Carpinus betulus L.


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